Home  Enrico e Francesco D’Ovidio
 
Enrico D’Ovidio,
 
nato a Campobasso l’11 agosto 1843 da Pasquale e da Franceschina Scaroina, dopo aver frequentato gli studi inferiori e il Liceo presso il Regio collegio sannitico ( oggi Convitto nazionale Mario Pagano), nel 1860 si trasferisce a Napoli dove frequenta lo studio privato del matematico Achille Sannia (leggi apposita monografia), il quale nello stesso anno sposò la sorella Angiolina, per seguire un corso di preparazione che gli consenta di entrare nella Scuola di Ponti e strade, dove frequenta le lezioni di Giuseppe Battaglini, di Fortunato Padula e di Emanuele Fergola.
Qualche anno dopo è docente incaricato di matematica presso la Reale Scuola di Marina e presso il liceo Umberto I° di Napoli.
Nel 1863, insieme al suo maestro Giuseppe Battaglini fonda il “Giornale delle Matematiche”, importante organo di informazione scientifica, sul quale pubblicarono la maggior parte degli scienziati italiani dell’epoca.
Nel 1868 gli viene conferita la laurea ad honorem con dispensa di esami in scienze matematiche.
Nel 1871 ottiene la libera docenza in Algebra complementare e nel 1872 vince il concorso alla cattedra di Algebra e Geometria analitica presso l’università di Torino.
Sposa Maria Bonacossa che gli dà due figlie: Pia e Laura.
Trasferitosi a Torino dal 24 ottobre 1874 è professore ordinario presso quella università, mantenendo la titolarità della cattedra fino all’11 agosto 1918, giorno della messa in quiescenza.
Nel contempo assume pure l’incarico di Rettore dal 1880 al 1885 e di Preside della facoltà di matematica dal 1893 al 1904.
Su incarico del Ministro Giolitti lavora alla fondazione del Politecnico di Torino di cui viene nominato primo Rettore, incarico che manterrà ininterrottamente dal 1906 al 1922
Nel 1879 riceve la medaglia d’oro della Società scientifica detta dei XL per lo “Studio sulle cubiche gobbe mediante la notazione simbolica delle forme binarie ”, memoria apparsa all’Accademia delle Scienze di Torino.
Tra i moltissimi allievi ebbe nomi di matematici prestigiosi, tra cui si ricordano Giuseppe Peano, Corrado Segre, Guido Castelnuovo e Francesco Severi ( ed anche il duca degli Abruzzi, figlio di Amedeo d’Aosta).
Nel 1905 Enrico D’Ovidio fu nominato senatore del Regno.
Come scienziato fece parte di molte prestigiose accademie, da quella pontaniana a quella dei Lincei e fu amico di Giovanni Boccardi (vedi monografia apposita), altro eccelso scienziato molisano che fondò l’Osservatorio astronomico di Pino Torinese.
Enrico D’Ovidio si spense a Torino il 21 marzo 1933.
La città di Campobasso gli ha dedicato il bellissimo complesso “Casa della Scuola “ sito nella centralissima Via Roma.
 
Francesco D’OVIDIO 
 
nato a Campobasso il 5 dicembre 1849 da Pasquale e da Franceschina Scaroina, dopo gli studi inferiori si trasferisce a Napoli dove consegue la licenza liceale (1866). Nello stesso anno si trasferisce a Pisa dove si iscrive, dopo aver vinto il concorso, alla Scuola Normale ed è allievo di Alessandro D’Ancona e Domenico Comparetti, il quale gli trasmette la particolare passione per la ricerca filologica e glottologica. In questo campo, infatti, porta a termine la sua tesi di laurea (in lettere), dissertando “Sull’origine dell’unica forma flessionale del nome italiano”, discussa nel 1870 e pubblicata a Pisa nel 1872, e quella di perfezionamento “Sul trattato De Vulgari eloquentia” pubblicato a Pisa nel 1874.
Nel frattempo intraprende la carriera di insegnante di latino e greco, trasferendosi a Bologna (1873-1874) e al prestigioso Liceo Parini di Milano (1874-1876).
Nel 1876 viene chiamato ad occupare la cattedra di Storia comparata delle lingue e delle letterature neolatine presso l’Università di Napoli, dove si trasferisce e vi resta per il resto della vita.
Presso tale Università insegna, per alcuni periodi, pure Grammatica greca e Latina e letteratura italiana.
L’attività di ricerca del D’Ovidio si rivolge in due principali direzioni: quella filologico-linguistica e glottologica e quella più propriamente critica.
Nel primo campo vanno ricordate, oltre alle tesi di laurea e di perfezionamento già citate, “La lingua dei Promessi sposi nella prima e nella seconda edizione”, Napoli 1880 e “Le correzioni ai Promessi sposi e la questione della lingua” Napoli 1882: “ Grammatik der italienischen Sprache” scritta insieme a W. Meyer Lübhe (Strasburg 1905), tradotta in italiano con il titolo “Grammatica storica della lingua e dei dialetti italiani” (Milano 1906). Nel secondo campo si cita “Il carattere, gli amori e le sventure di Torquato Tasso” (Na 1879).
Francesco D’Ovidio fa parte come socio di numerose accademie di prestigio, tra le quali si ricordano quella della Crusca, quella dei Lincei e quella Pontaniana.
Partecipa attivamente alla vita pubblica, dando numerosi contributi intellettuali con pubblicazioni sui principali quotidiani nazionali e sulla “Nuova Antologia “
Nel 1905, per i sua ricca attività culturale e di docente viene nominato, un mese dopo del fratello Enrico, senatore a vita.
Fin da giovane ha avuto problemi alla vista, per cui verso la fine della sua vita resta quasi cieco. Si è spento a Napoli il 24 novembre 1925.
La città di Campobasso gli ha dedicato la piazza prospiciente il cosiddetto Grattacielo e Corso Bucci e la Scuola Media Statale “Francesco D’Ovidio “ in Piazza della Repubblica.
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