La Campagna di Russia di Manuel Grotto

Categoria: Articoli e Recensioni Pubblicato: Martedì, 14 Ottobre 2014

LA CAMPAGNA DI RUSSIA di Manuel Grotto

Ho appena letto La CAMPAGNA DI RUSSIA di Manuel Grotto, 2008 Edito dall'A.N.A., sezione di Vicenza con il patrocinio della Provincia di Vicenza e della regione Veneto, pagg. 311 , volume riccamente illustrato, di cui ha voluto farmi dono gradito il mio consuocero Silvano Miotello, del cui genitore Terenzio il volume contiene una testimonianza del suo impegno in quella campagna di guerra a pagina 246.

L'autore non nuovo a questa esperienza, avendo già pubblicato Dalle Dolomiti al Carso e da Caporetto al Piave, Edizioni ANA sez. di Vicenza, in cui narra delle vicende della Prima Guerra Mondiale e traccia un primo bilancio di glorie del Corpo degli Alpini, di cui egli si onora di appartenere, giacché un Alpino non è mai in congedo, essendo questo un Corpo molto coeso, basti pensare ai Raduni affollatissimi che ogni anno sfilano per le città d'Italia e non solo.

L' Autore con impegno notevole scrive la storia della Divisione Julia facendo parlare gli oltre 120 testimoni che hanno vissuto sulla propria pelle la grande tragedia della campagna di Grecia, prima, e di Russia dopo, disegnando un profilo storico rigoroso, colmo di umanità e di valori, di eroici sacrifici, niente affatto ripagati da uno Stato che nel male e solo nel male, dico, quella catastrofe volle.

Nei racconti dei 120 protagonisti ( in effetti centoventi microstorie, che messe insieme consente a ciascuno di farsi una idea storica precisa ) risalta evidente che la campagna di Russia ebbe scarsa preparazione: furono inviate le truppe non bene equipaggiate, basti pensare al vestiario inefficiente che ha visto costretti al supplizio del congelamento di migliaia e migliaia di nostri eroici fratelli, che vedevano diventare un tutt'uno scarpe e piedi, calzature che dovevano essere tagliate per poterle sfilare e, infine, erano molte le dita dei piedi che si staccavano, da sole, insieme alle scarpe.

Autocarri che non riuscivano a sopportare le bassissime temperature russe e restavano immobili. Uomini, ufficiali, soldati e sottufficiali che restavano impietriti sulla cavalcatura per il gelo, giovani che elemosinavano un ultimo atto di pietà ai compagni, chiedendo loro un colpo di grazia.

Accanto a queste testimonianze non mancano atti eroici, di soldati che aiutano i civili e di civili che aiutano i soldati. Non mancano aneddoti sul cattivo comportamento degli alleati tedeschi nei confronti della popolazione russa, ma pure nei confronti dei tanti soldati italiani. Non mancano testimonianze della fine delle popolazioni civili ebraiche (pag. 297) , passate alle armi, in luoghi ristretti per risparmiare munizioni.

Mi fecero arrivare in prossimità di un fossato anticarro“ scrive l'Autiere Basso Giuseppe “ e li misero (gli ebrei) in due file così, capii poi, bastarono metà pallottole per ucciderli. Ci facevano fare questi lavori orrendi pretendendo che assieme a noi non ci fossero ufficiali italiani”. Avrei voluto chiedere a quel soldato autiere se il suo comandante poi, non fosse venuto a conoscenza di quei trasporti.

Dalla lettura delle lettere viene fuori una gran quantità di inediti; prima di tutto si trovano testimonianze inappuntabili sulla fine di tanti soldati italiani che sono morti a causa del gelo ed anche dei motivi per cui le Autorità russe, spesso non sapevano nulla di tanti dei nostri che noi credevamo prigionieri dei russi, ma che in effetti nei campi di prigionia non erano proprio arrivati a causa di ferite, malattie e soprattutto gelo, in quanto i prigionieri venivano registrati solo dopo essere arrivati nei Campi di concentramento, ma questi cessavano di vivere durante la marcia del “davai!” .

La propaganda politica italiana ci ha fatto credere per anni, ma a torto, che i russi non ce li volevano restituire i nostri prigionieri, per chissà quale crimine.

Molte sono le testimonianze di simpatia e rispetto che le popolazioni civili nutrivano per gli italiani, non vi è lettera che non parli della brava popolazione russa.

In qualche lettera viene fuori pure che i tedeschi e anche gli italiani non erano molto teneri verso i prigionieri nemici feriti, comportandosi così come facevano i russi con i nostri feriti, senti Munaretto Ugo a pag.287 “ Nell'aprile del 1942 dopo un mese del nostro arrivo i tedeschi fecero la “Sacca di Karkov” dove catturarono una trentina di divisioni russe. I prigionieri passarono per cinque giorni nella strada a fianco a noi e chi non riusciva a stare al passo veniva ucciso con un colpo di moschetto.”.

Purtroppo la guerra è guerra! Guai ai popoli che intendono risolvere i propri problemi con essa. Io detesto tutti i regimi di destra e di sinistra perché sono tutti guerrafondai.

Insomma, secondo me la storia di Russia, grazie alla serietà della ricerca di Manuel Grotto è ancora da riscrivere e devo dedurre che la maggior parte di quelli che si sono salvati erano impegnati nelle retrovie. Tutto il resto è stato usato come carne da macello.

Io dico grazie all'Autore per avermi dato questa immane montagna di documenti, di prima mano, che hanno chiarito in me tanti dubbi ed esorto studiosi e ricercatori di fare luce su altri prigionieri, quelli fatti tali dall' Inghilterra in Africa Orientale e mandati nei campi di concentramento in India, poiché per anni si è taciuto dei maltrattamenti subiti dai nostri soldati in quei campi, volendo ricordare che di quei prigionieri solo poche decine sono sopravvissuti di un decennio di vita dal loro ritorno in patria e da quanto ne so, gli inglesi non sono stati da meno dei tedeschi con i progionieri militari che non hanno voluto collaborare.

Invito, infine, i Presidi delle scuole e le associazioni di combattenti e reduci a fare pubbliche letture dei testi di Manuel Grotto poiché quei testi ben veicolati e discussi non possono fare altro che fare amare la PACE alle future generazioni. Grazie Manuel Grotto, ad majora.

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