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 Come scoppiò la 2° Guerra Mondiale?

La politica espansionista della Germania nazista, che aveva annesso la Renania nel 1936. l’Austria nel 1938, la Cecoslovacchia nel 1939 e quella dell’Italia che nel 1936 aveva conquistato l’Etiopia, e nel 1939 l’Albania, sono i segni premonitori del secondo conflitto mondiale, che scoppia nel settembre 1939, quando l’esercito di Hitler occupa la Polonia.
In seguito a ciò Francia ed Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. L’Italia, con la solita furbizia resta a guardare alla finestra.
Ma vedendo che le cose andavano bene per Hitler, il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra accanto alla Germania, pensando di “ andarsi a sedere al tavolo delle trattative “ da vincitore.
Mussolini, pregusta già di prendere un suo bocconcino al banchetto di spartizione. Nel settembre dello stesso anno anche il Giappone fa lo stesso, avendo in mente di riconquistare alcune isole importanti nel Pacifico, tra cui le Haway.
Ma come si dice: Chi troppo vuole nulla stringe e Tanto va la gatta al lardo finchè ci lascia lo zampino! I politici, per la maggioranza, non hanno il senso della misura, specie se sono mezze tacche: poiché tali classifico io i dittatori. Il sogno di Hitler non ha limiti e, nel 1941, violando il trattato di non aggressione stipulato con l’Unione Sovietica e firmato dai generali Molotov e Ribbentrop, Hitler attacca la Russia per espandersi verso est.
L’operazione si chiama “Barbarossa”, come il nomignolo di Federico I° di Svevia. Le truppe italo-germaniche arrivate alle porte di Mosca e di Leningrado dovranno arrestarsi per la resistenza dell’Esercito popolare sovietico e per il freddo gelido che costituisce di per sé una barriera protettiva per quella nazione; e sarà un disastro.
Il 7 dicembre 1941, sul fronte orientale, i giapponesi attaccano la flotta americana a Pearl Harbour: questa sarà la goccia che farà traboccare il vaso. L’America, ch’era rimasta alla finestra, dando solo qualche aiutino all’Inghilterra, questa volta entra in guerra tutta intera, vale a dire con tutta la sua potenza economica e militare, a fianco di Inghilterra, Francia e Russia.
Nel’42 le forze dell’Asse (Roma, Berlino, Tokio) ricevono una sonora batosta in Africa settentrionale e nel Pacifico.
L’8 Luglio 1943 gli anglo-americani sbarcano in Sicilia ed avanzano con la V° Armata americana sulla linea tirrenica, mentre l’VIII° Armata britannica avanza su quella adriatica.
Nel 1943 era chiarissimo a tutti che la coalizione formata principalmente da Italia,Germania e Giappone aveva ormai perso la guerra.
La pesante sconfitta subita dai tedeschi a Kursk e lo sbarco anglo-americano in Sicilia, cominciato il 10 Luglio 1943, ne erano una precisa conferma.
L’Italia (come già l’Austria-Ungheria nel 1918 e la Francia nel 1940) era di fronte a un bivio: chiedere un armistizio o essere del tutto distrutta, continuando a sacrificare militari e civili in una guerra ormai persa.
In un tal frangente, è dovere di chi guida una nazione concludere al più presto il conflitto, per evitare sacrifici inutili. Ne erano consci anche in Germania, dove solo il fanatismo di Hitler e dei suoi seguaci si opponeva ad una pace negoziata.
3. Italiani e tedeschi avevano combattuto gomito a gomito sin dal Giugno 1940. Il nostro esercito, pur riportando numerose vittorie in importanti fatti d’arme, si era
esaurito in tre anni di lotta valorosa e durissima.
I militari germanici sapevano benissimo tutto questo.
Già nell’Aprile 1943, il Principe Ereditario Umberto di Savoia e suo cognato,
Filippo d’Assia-Kassel, si accordarono per manifestare a Hitler la loro convinzione che Italia e Germania dovessero uscire dal conflitto. Il colloquio avvenne a Klessheim in quello stesso mese, ma senza risultato.
Hitler, aveva perciò pensato, se necessario, trasformare l’Italia in un campo di battaglia, che rallentasse il più possibile l’avanzata degli alleati verso la Germania, e diede subito disposizioni per la preparazione del piano “Alarico”, che prevedeva l’invasione del nostro paese. In quel momento, Italia e Germania erano ancora alleate…Quindi stava preparando una vera vigliaccata a danni del nostro paese!L’Italia fu quindi costretta a far da sé. Premesso che il 19 Luglio 1943, un lunedi mattina, piovvero su Roma oltre 4000 bombe ad alto potenziale, che colpirono principalmente i quartieri di San Lorenzo, Tiburtino e Tuscolano, provocando 3000 morti e 11000 feriti, di cui solo a san Lorenzo ben 1500 vittime; avvenimento che colpì profondamente il morale della capitale e non solo, e che tanto scosse Pio XII° che accorse sui luoghi colpiti per portare il solidale sostegno. Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo approvò un ordine del giorno proposto dal conte Dino Grandi ( presidente della camera dei fasci e delle corporazioni), il quale segretamente capeggiava una congiura voluta dal Re, O. d. G. comunicato preventivamente a Mussolini. In esso veniva prevista, fra l’altro, la restituzione al Re di tutti i poteri che gli spettavano in base allo Statuto del Regno, ivi compresa, recitava il testo, “quella suprema iniziativa di decisione che le nostre Istituzioni a lui attribuiscono”.
A questo punto e in tale situazione, Re Vittorio Emanuele III fece il suo dovere di sovrano costituzionale, accettando le dimissioni di Mussolini, il quale si recò da lui il giorno 26 per informarlo, ma il Re lo aspettava con tutto il preparativo per arrestarlo e spedirlo nella prigione sul Gran sasso; intanto vara il nuovo governo, guidato dal generale Badoglio, che subito intavolò trattative di pace con gli alleati. (In frangenti simili, si comportarono analogamente, nella maggior parte dei casi anche contro il parere dei loro alleati, Francia, Finlandia, Ungheria e Romania).
Da questo momento scocca l’ora della riscossa e del riscatto italiano. Inizia la Guerra di Liberazione vera e propria. Devo pure dire che da quanto detto scaturisce pure che non fu l’Italia , ma la Germania a tradire il popolo italiano, spostando il grosso delle truppe in terra nostra. Questo per sfatare ogni dubbio alimentato dallo slogan nazi-fascista che vuole fossimo noi i traditori.
Ora passiamo velocemente a ripercorrere i fatti salienti della guerra di Liberazione.
I tedeschi che avevano saputo anticipatamente dell’armistizio firmato il 3 settembre 1943, a Cassibile (SR) dai generali Castellano e Walter Bedell Smith, con il quale l’Italia si impegna a cessare le ostilità a partire dall’8 settembre, si preparano a rivolgere le armi contro i soldati italiani, i quali all’annuncio dell’armistizio , restano sbandati. In questo frangente ogni comandante fa da sé. Non mancano atti di eroismo di molti soldati, né dei nostri civili che già da un pezzo hanno iniziato una guerriglia di sfiancamento sulle montagne appenniniche..
Il 9 settembre gli alleati sbarcano a Salerno e avanzano , sfondando la Linea Gustav, mentre i tedeschi si ritirano sulla linea Gotica che va da Rimini a Massa, dall’uno all’altro mare.
Viene formato il Comitato di Liberazione Nazionale (C.N.L.A.I.) con le brigate partigiane “Giustizia e Libertà” e “Matteotti”.
Per iniziativa del Principe Umberto di Savoia si ricostituì il Regio Esercito. Fu proprio per sua iniziativa, infatti, che nacque il Primo Raggruppamento Motorizzato. Trasformato nel più potente “C.I.L.” (Corpo Italiano di Liberazione) il 17 Aprile 1944; nel Settembre dello stesso anno l’esercito si riorganizzò su 4 divisioni (“Cremona”, “Forlì”, “Foligno” e “Legnano”). La Commissione Alleata di Controllo vietò al Principe ereditario di assumere il comando del C.I.L. e cercò di impedirgli di partecipare alle operazioni militari. La stessa commissione vietò perentoriamente anche la partecipazione di Umberto di Savoia alla guerriglia partigiana. Ciò era ovvio, poiché la casa Savoia non poteva dirsi estranea agli avvenimenti che avevano portato al disastro il nostro paese.
A questa, però, parteciparono molte formazioni regolari dell’esercito che, alla data dell’armistizio, si trovavano nel nord. Ricordiamo, fra le tante, la formazione piemontese costituita dai soldati della IV Armata, i gruppi operanti in Lombardia e nel Veneto, il gruppo “Berta” di Tullio Benedetti, la banda comandata da Manrico Duceschi (“Pippo”) e la banda di Bosco Martese, che agiva nel Teramano.

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