Lo Scalpellino

Categoria: Poesia in lingua Pubblicato: Venerdì, 12 Maggio 2017

Lo scalpellino

Quando il sole batte infuocato

e costringe la cicala a frinire

e il ramarro ratto attraversa

la strada con la coda  rizzata;

o quando il freddo tormenta

dell’olivo le giovani fronde

e la pioggia tremenda flagella

il rovere e il castagno,

lo scalpellino è al suo posto

con la bugiarda e lo scalpello in mano.

Lo difende il cappello sul viso calato,

                                                         d’estate,

o un ombrello a due pietre ancorato,

                                                       d’inverno.

Il netturbino spazzando la strada al mattino

gli dà il buon giorno,

il contadino rincasando dai campi

gli augura la buona notte.

Seduto su una pietra squadrata

egli si consuma in lunghe giornate

a modellare blocchi di pietra,

a dar vita a puttini e mortai,

selci, camini e chiavi di volta

e blasoni per grandi signori.

I colpi al bulino assestati risuonano

gioiosi al passante curioso

che si ferma e che chiede ed ammira

il talento e virtù di sue mani.

Poi a sera stanco e sudato contento

alla famiglia reca i quattro soldi di paga

e qualche dito ammaccato

a consolazione della sua giornata.

Ora questo mestiere non trova

più uomini intendi ad apprenderlo

e scalpellini più non vedi a battere pietre,

la musica del bulino non odi ai cantoni di strade,

né all’ombra del leccio frondoso.

E la gente passando davanti

alle regge e ai palazzi ducali sospirando

s’inchina ed apprezza “ Oh che grande,

oh che opera d’arte codesta, oh che bravo…”

scordando l’artista scalpellino morto di fame.

Campobasso  12 maggio 2017

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