SU ELENA CIAMARRA

Categoria: Notizie Eventi
Pubblicato: Sabato, 16 Febbraio 2019
Scritto da ugo

SU ELENA CIAMARRA

( Artista molisana di spessore internazionale )

 

Nei giorni scorsi, a Campobasso, si è parlato dell’opera dell’artista molisana. Oggi,  volendo mettere un po’ d’ordine nelle mie carte, ho ritrovato quanto da me raccolto dalla voce del figlio, il dott. Leonardo Cammarano, quando volli ricordare la nobile artista di Torella del Sannio a “Il Cafè Letterario”  da me creato e organizzato nel 2001 presso il Dopolavoro Ferroviario, iniziativa che diede un grosso stimolo alle attività culturali di questa città.

Quella sera, ricordo, non fummo molto fortunati perché una forte nevicata venne a guastare la nostra iniziativa; ma non mi lamentai più di tanto, poiché la presenza di 43 persone che avevano sfidato l’inclemente clima  bastò a rasserenarmi.

Dopo i saluti di rito e i miei ringraziamenti rivolti al pubblico e all’illustre oratore, passai la parola al moderatore, da me incaricato, Arnaldo Brunale che tracciò il profilo del dott. Cammarano, nato a Napoli il 2/2/1930, vissuto fino all’età di venta’anni fra Torella del S e Napoli, con continui trasferimenti all’estero, ha studiato medicina. Dopo il 5° anno di università si è trasferito in Francia e in Spagna con due borse di studio  di pittura della durata di un anno ciascuna. Si è laureato anche in Filosofia, ha collaborato a diverse riviste di cultura (Elsinore, Tempo Presente, Nord e Sud, Realtà del Mezzogiorno, Rivista di studi Crociani, Sovietica, ed altre ancora). Ha insegnato per vari anni Filologia Romanza  presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ha pubblicato due volumi di saggi (Dopo le ideologie ,Balzoni 1977- Roma e Esempi di passato,SEN 1981 Napoli e un volume di novelle Il paese degli zii Edizioni Enne 2005 Campobasso). Svolge anche attività di traduttore dal Francese , dallo Spagnolo e dall’Inglese (Amèrico Castro, Damaso Alonso, Ramon Gaya, Paul Valery, Emile Male, Alfonso Reyes, Ector Murena, Leonard Achapiro, ed altri). Ha diretto per anni la rivista SETTANTA considerata una delle migliori degli anni 70/80 che presentò per prima  in italia gli scritti di Solgenitsin, Pasternak, Daniel, Mandelstam e poi di Ionesco, Bergamin a tanti altri. Ha lavorato per molti anni per la RAI di napoli e in quella di Campobasso. Attualmente risiede in Francia e a Torella del S, occupandosi di pittura, di saggistica, prevalentemente intorno a problemi di estetica e di filosofia.

Da quanto sopra si evince che trattasi di una bellissima figura di intellettuale che non poteva che nascere se nonda una  tale madre: Elena Ciamarra.

Ecco in sintesi quello che disse quella sera Leonardo Cammarano su sua madre, Elena Ciamarra.

 

Elena Ciamarra merita di essere ricordata nella sua regione di origine, il Molise, perché ha illustrato questa regione con la propria maestria di pittrice e specialmente di disegnatrice.

Essa è stata una delle artiste più notevoli del Novecento; probabilmente i suoi disegni sono, in Italia, tra i più felici e interessanti del secolo. Famosi disegnatori, quali ad esempio Vincenzo Gemito, devono cederle il passo per quel che riguarda la comprensione della forma: che, può ben dirsi, fu quasi sua esclusiva. Dei pregi  di questa arte vi sono testimonianze che vanno da Morano a Conti, da Massa a Lattuada ed a Magnani, e queste testimonianze sarebbero certo molto più numerose se non vi fosse stata la continua reticenza dell’artista, che per sua espressa volontà preferì per tutta la vita tenersi in disparte . Di ciò vi è una ragione precisa e nobile: Elena Ciamarra intese l’arte non come esercizio di abilità, ma come un modo di vita e di apprendimento dei valori dell’esistenza.

Ma ritengo utile, prima di analizzare brevemente i presupposti culturali dell’artista, presentare alcune immagini tratte dalla sua ricchissima produzione. (contributo video).

 Per questa rapida scorsa nell’opera grafica di Elena Ciamarra ( ed avverto che non mostrerò testimonianze della sua ricchissima e interessantissima produzione pittorica), ritengo utile ribadire, ad ulteriore  chiarimento, quanto già, accennato poc’anzi: l’opera della Ciamarra ha un marcatissimo carattere di ricerca. Questo la avvicina ad artisti figurativi quali Cèzanne, o Morandi, tutti coloro, dico, che spesero la vita ad “apprendere” la propria arte, non ad esibire un’abilità ritenuta matura una volta per tutte. Nulla dies sine linea –diceva ancora in tarda età Michelangelo.

Abbiamo così due principali linee di sviluppo:

 Una prima linea che, partendo da una nativa straordinaria capacità di riprodurre ed esprimere le forme della natura (paesaggio, ritratto,etc.), con un accademismo sontuoso che però non si fa mai autoaccademia, giunge finalmente ad una conquista di sintesi formale, con integrale affrancamento del descrittivismo; una capacità di “catturare” la forma talmente stringata nei mezzi espressivi, da riuscire quasi magica.

 Una seconda traiettoria è una progressiva liberazione della propria arte da qualsiasi presupposto dottrinario, di scuola o di moda. L’arte, come direbbe Karl Gustav Jung dell’Inconscio, basta a se tessa: contiene i propri materiali perché è intuizione. Se non essa,chi?

 Di un carattere permanente della sua opera – l’amore per il Molise – è superfluo parlare: esso traspare, prepotente, in ogni linea dei suoi volti o dei suoi personaggi. Infine, non è caratteristica secondaria della pittrice il deciso europeismo  della sua cultura: la sua opera è veramente un ponte tra la cultura europea e il Molise. (segue PROIEZIONE).

Sulla base di tali rilievi, con diapositive tratte dalle opere, possiamo ora tentare di accostarci ai presupposti teorici di tale percorso artistico.

 Attraverso le analisi di molti teorici moderni e contemporanei ( Chaòumeau, Gombrich, Tatarkievicz, ecc), si è giunti ad una catalogazione che può definirsi esaustiva dei principali caratteri del fatto d’arte. In generale, si ritiene che esso risponda alle seguenti modalità:

 Un modo contenutistico, che valuta l’arte in base alla “cosa” espressa. ( Qui si può esemplificare  con quasi tutto il figurativismo classico, in positivo o in negativo, da Platone in poi. Un limpido caso di contenutismo fu l’arte che seguì per circa tre secoli al concilio di Trento.: una lunga, profondamente sentita, milizia contro la Riforma. Ma si può proseguire elencando i contenuti sociologici (Taine, marxisti), psicologici (espressionismo, surrealismo, psicanalisi eic.), moralistici ( arte in genere apologetica: religiosa e politica).

  Vi è poi, opposto al precedente, un modo formalistico (l’opera vale per qualità delle forme che adotta). E qui si possono citare molte mode: cubismi, astrattismi vari, puntinismo, tachismo, etc.; non si finirebbe mai. La recente moda strutturalistica ha arricchito ulteriormente questo capitolo.

È molto importante ai fini di fissare un panorama generale, notare che tali teorie esplicative del fatto d’arte possono, o non possono, essere vissute consapevolmente da parte del singolo artista: egli può essere ascritto ad un “genere”, per così dire, senza neppure saperlo; o anche può esserne volontariamente il corifeo.

  Sembrerebbe con questo di aver esaurito il campo dei “possibili”. Eppure abbiamo lasciato fuori il più importante movente: quello  che vede l’arte come forma di conoscenza.

  Senza andar per le lunghe, è questa una motivazione  che da Platone e da Aristotele discende a Plotino ed allo Pseudo Dionigi, sottolineata  dai Neoplatonici lungo il medioevo ( si pensi ai Vittorini, a Sugerio – per materialia ad astra -), poi da Giambattista Vico, Schelling, Friedrich Schillere ( l’arte come conciliazione col mondo ), ai vari intuizionisti, a Croce ed a Proust

  Questa “ arte come conoscenza” è, in certo modo, la philosophia perennis della teoria e della pratica estetica. Essa, tra l’altro, ha il pregio – grandissimo in sede teoretica –di evitare tutti quei dialleli, o petizioni di principio, che ogni altra teoria dell’arte porta seco.

 Come giunse ad Elena Ciamarra questa severa visione, e consapevolezza, del fatto d’arte? Le giunse attraverso Angelo Conti, corifeo, se altri mai, dell’arte come conoscenza.

È interessante notare che il massimo letterato esponente di questa posizione è Marcel Proust, di cui mia madre fu tutta la vita lettrice. Ma il massimo sostenitore filosofico ne fu Benedetto Croce, che – è da notare - fu d’altra parte un vivace critico delle teorie di Angelo Conti ( e dell’estetica che Proust espone nell’ultimo volume della sua Recherche). Come spiegare questo stridore teoretico? In modo assai semplice: a mano che il tempo passa, si nota che certe dissonanze prospettiche, destinate a dissolversi col mutamento progressivo del punto di vista. Gli esempi di queste “ paci fatte attraverso il tempo” non mancano, e sono eloquenti: si pensi ai geocentrismi ed eliocentristi dei tempi di Giordano Bruno; o ai sensisti ed intellettualisti della fine del Settecento, quando già Leibnitz aveva posto le basi di una pacificazione col suo geniale “ nisi intellectus ipse”  ; oppure, in politica, alle querele dei vari nazionalismi, oggi in via di estinzione innanzi al colosso del globalismo… Come si dice: il tempo è galantuomo, ma è anche…filosofo.

  Vorrei concludere alludendo ad una questione più immediatamente “praticistica”, se così si può dire. Chi viaggi per l’Europa, nota che ogni villaggio, o quasi, cerca di mettere in valore l’opera di qualche suo figlio più o meno illustre. Penso a Sant Germain en Laye, che ha creato un museo nella casa di Maurice Denis; ad Ancona, che ha creato un centro dedicato ad Helbig; a Murcia, la città spagnola che ha costruito un museo apposito per celebrare perpetuamente il suo Ramon Gaya, e così via.

  Non voglio dire con ciò che Elena Ciamarra sia stata tutta dimenticata. Nel 1996 vi fu a cura della provincia la sua grande esposizione al Circolo Artistico; è di questi giorni l’incontro sulle “Donne del Molise” in cui è stata degnamente ricordata; e presso l’Università degli Studi del Molise c’è ora una buona tesi su mia madre fatta dalla sig.na Sabrina Izzi. Tutto ciò è innegabile.

  Ma è anche da dire che il Molise, e Torella del Sannio, non avvertono l’esigenza  ( che sarebbe anche economicamente conveniente) di dedicare un luogo all’esposizione di alcune delle opere di Elena Ciamarra, l’artista che tanto amò questa terra, i cui quadri e disegni ( che sono in numero di più tre o quattromila) giacciono ancora conservati nel castello di Torella, o a Ferrara, a casa della figlia Mimma Pinto, quasi ignorati da tutti?

  Io vorrei che qualcuno notasse questa incongruenza, che non conviene a nessuno, e facesse qualcosa per mettere anche il Molise  alla pari con le altre regioni d’Italia e d’Europa.

Al termine della dotta relazione anche il pubblico presente sottolineò la necessità di una Pinacoteca che raccogliesse le opere della insigne artista, e non solo, ma anche quelle di Paolo Gamba, di Di Zinno ecc. e fece giungere ai sigg.ri politici la propria voce. Comunque qualcosa già s’è fatto , ma non basta.

I PREMIATI DEL CONCORSO DI POESIA DANTE VALENTINI

Categoria: Notizie Eventi
Pubblicato: Lunedì, 17 Dicembre 2018
Scritto da ugo

I PREMIATI DEL CONCORSO DI POESIA DANTE VALENTINI

Sabato 15/12 u.s. presso la sede dell’Associazione RossoTintilia, a Ferrazzano,si è svolta la finale del Concorso Nazionale di Poesia Dialettale intestato all’autore Dante Valentini.

Dopo i saluti di rito del Presidente e del Sindaco, il presidente della Giuria Ugo D’Ugo ha ricordato la figura del Maestro autore di canzoni e musiche che hanno accompagnato la crescita, non solo del Molise, ma anche della Nazione negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Tra le tante D’Ugo ha ricordato Il Passerotto, terzo classificato al Festival di San Remo del 1953 e terzo anche al Festival di Parigi dello stesso anno, cantata da Jula De Palma, amatissima cantante del dopoguerra. E poi Amore amor, Organetto della strada e tante altre che ebbero molto successo.

Ha ricordato pure che durante una sua visita in compagnia del giornalista Gaetano Tartaglia presso l’abitazione di Via Pizzoferrato il Maestro parlò loro di un’opera che stava portando a termine, la Delicata Civerra, di cui fece ascoltare un brano che egli eseguì al pianoforte.

Inoltre ha parlato della sua arte pittorica di cui tutta la sua abitazione era tappezzata e della sua attività di giornalista. Testimonianze sulla vita di dante Valentini sono state portate anche dal sindaco Cerio, che gli fu alunno, e dallo scrittore Giovannino Roccia.

La serata è stata allietata anche dal Gruppo Folk di Ferrazzano che ha cantato le canzoni del Valentini, Gruppo che porta proprio il nome della versione dialettale della più famosa canzone del maestro Lu passarielle. Infine la Compagnia teatrale Terza Classe  del Dpolavoro Ferroviario di Campobasso ha portato in scena parti di una commedia di Eduardo de Filippo.A presentare la manifestazione ha provveduto l'attore Marco Caldoro.

Al concorso di poesia hanno partecipato venticinque poeti dialettali molisani, che hanno dato un bel da fare alla giuria tecnica composta da Ugo D’Ugo, presidente, e da Lucio Bucci, giurato, che dovevano sceglierne dieci da mandare in finale, poiché i lavori presentati sono stati tutti di ottimo livello. La Giuria Tecnica inoltre ha proposto all’Associazione di assegnare una Menzione Speciale al poeta Cristian Ravelli, per la sua giovane età e che ha presentato la poesia Autunne , degna di lode, ma non in grado di sostenere il confronto con i tanti big della poesia dialettale ammessi in finale.

Quindi si sono esibiti tutti i finalisti e la Giuria Popolare, composta da amanti della poesia presenti, ha assegnato il 1° Premio a Giuseppina Muccini di Montagano per la poesia Mentaganeise  ; il 2° premio a Angelo Maria Di Tullio di Pescopennataro per la poesia Che d’è la felecetà; il 3° premio a Pina di Nardo di Campobasso per la poesia Amore cecate, segnalazioni di merito ai restanti finalisti Antonio Cavaliere, Maria Lucia Del Monaco, Tiberio la Rocca,Gennaro Ciccaglione, Umberto Di Benedetto Carmine,  Fratianni, Giovanni Maio.

Un ricco buffet è stato allestito dagli organizzatori, dove, tra le tante bevande, è stata apprezzata la preziosa Tintilia, vino fiore all’occhiello del Molise.

Impeccabile l'organizzazione del Presidente dell'Associazione, del Vice Luigi Cappelletti, dell'addetto alla cultura Guerrino Giordano e di tutto lo staff associativo.

Galleria immagini dell'evento:

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rosso tintilia recita
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XI Edizione Premio Nazionale di Poesia "G.Altobello" 2017

Categoria: Notizie Eventi
Pubblicato: Giovedì, 27 Aprile 2017

XI PREMIO NAZIONALE DI POESIA

“GIUSEPPE ALTOBELLO”

                           IL PRIMO PREMIO ASSEGNATO A PIZZOLUNGO PATRIZIA DI UDINE

                    LA PREMIAZIONE VENERDì 8 DICEMBRE ALLE ORE 17,30


XII Edizione Premio G. Altobello-2018

Categoria: Notizie Eventi
Pubblicato: Venerdì, 15 Giugno 2018
Scritto da ugo

PREMIAZIONE

Nei giorni di Venerdì 7 e Sabato 8 dicembre, l'Associazione Dopolavoro Ferroviario ha proceduto alla premiazione della XII Edizione del Premio Giuseppe Altobello.

Nella serata del 7,la giuria popolare ha premiato i concorrenti finalisti della Sezione Dialettale.

Il 1° Premio è andato a Sante Diomede di Bari per la poesia Timbe, il 2° Premio a Emanuele Zambetta di Bari per la poesia Tu vive iìnd'a mme.

Il 3° Premio è andato a Corrado Zanol di Trento per la poesia Terra nova .

La menzione di merito con targa è andata a Antonio Cavaliere di Campobasso e a Vincenzo Cerasuolo di Napoli; mentre la Menzione di merito con attestato è andato agli altri finalisti Nicolina Ros, Tiberio La Rocca, Pina Di Nardo e Italo Cosco.

Nella serata dell'8 sono stati consegnati i premi per la Sezione Poesia in Lingua. Il 1° Premio è andato a

Daniela Basti di Roma per la poesia RITORNO;

  il 2° Premio è andato a Aurora Cantini di Aviato Bergamo per la poesia Tra i ciottoli bianchi;

il 3° Premio è andato alla poetessa Rosanna Di Iorio di Chieti  per la poesia Senza sole negli occhi.

Menzione di Merito sono state assegnate alla poetessa Carmelina Giancola di Boiano e a Filippo Farina di Campobasso.

Al termine delle rispettive premiazioni tutti hanno assistito a rappresentazioni teatrali. 

Agli artisti premiati è stato offerto ospitalità e un rimborso spese forfettario, oltre alle rappresentazioni teatrali e musicali che hanno allietato le due serate.

Il merito della iniziativa che ormai rappresenta una delle più interessanti manifestazioni culturali  campobassane va alla costanza del Presidente Sebastiano Iannone, che con sommo sacrificio dà vita  alla iniziativa, con la collaborazione di Ugo D'Ugo che cura le procedure del concorso e i rapporti con le varie Giurie, a cui va il ringraziamento dell'Associazione e in particolare alle Prof.sse Maria Antonella Perrotta e Rossana Varrone, al Prof. Lucio Bucci e agli altri giurati della sezione dialettale.

Galleria fotografica dell'evento:

 

Premio di poesia 2018
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Cent'anni di baldorie

Categoria: Notizie Eventi
Pubblicato: Giovedì, 03 Marzo 2016
Scritto da Super User

Cent'anni di baldorie è una antologia, scaricabile gratuitamente dal sito [vedi tasto EBOOKS nel menu], frutto di una lunga ricerca sulle tracce della nostra appartenenza. E' l'insieme di versi, canti, suoni, farse, tradizioni, giochi, voci di un lontano passato, trasmessi dal trisavolo (prima metà del 1700) al bisnonno (1823), al nonno (1863) alla madre (1906) al figlio, per l'appunto l'autore che intende trasmettere la vasta mole di documenti alle generazioni presenti e future, raccolte in un volume, perché si sappia chi siamo e da dove veniamo.

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