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Errico Presutti
 
Nato a Perugia il 12 gennaio 1870, da Ascanio, magistrato. Seguì gli studi universitari a Macerata, dove si laureò in Giurisprudenza; fu allievo di Giacomo Venezian.
Fin da studente si dedicò al giornalismo fino a divenire redattore capo del quotidino napoletano Roma.
Laureatosi con il massimo dei voti, dopo aver svolto l’attività forense come civilista in quel di Macerata, si trasferì a Napoli dove si dedicò all’approfondimento degli studi giuridici, conseguendo la libera docenza in Diritto costituzionale ed amministrativo.
Successivamente, nel 1905, fu nominato professore a Cagliari e poi a Messina.
Nel 1907, per la sua grande preparazione professionale fu chiamato a far parte della Commissione d’inchiesta sulle condizioni dei contadini del Mezzogiorno d’Italia, della quale facevano parte nomi come Saverio Nitti e Carlo Ferraris, mettendo in evidenza la portata della crisi agraria che costringeva masse di agricoltori all’emigrazione, per poter costituire un capitale con le rimesse.
Nel 1914, dopo la morte del professor Arcoleo, di cui fu uno dei più apprezzati collaboratori, fu chiamato a ricoprire il posto lasciato dall’illustre maestro nella cattedra di Diritto Costituzionale.
Fu Sindaco della città di Napoli dal 1916 al 1918 e Deputato al Parlamento eletto nella circoscrizione del Molise dal 1921 al 1926.
Nel 1925, insieme ad altri 119 deputati fece parte di quelli che si ritirarono sull’Aventino in opposizione al Fascismo.
Nel 1926 si rifiutò di prestare giuramento al fascismo per cui fu dichiarato decaduto non solo come parlamentare, ma anche come docente universitario e gli fu impedito perfino di svolgere la sua attività forense.
Errico Presutti “dimostrò di essere un uomo molto coerente, in epoca di grande trasformismo “, “accettò con orgoglio di essere revocato dall’insegnamento piuttosto che piegarsi ad una qualunque abdicazione” cme scrisse S. Trentin in “Les trasformations rècents du droit public italien” pag. 131, riferisce così il dott. Michele Testa in Almanacco del Molise 2011, edito da Habacus, prosegue ancora il Testa “ o peggio , ad un regime i cui principi erano in netto contrasto con il rigoroso rispetto delsistema costituzionale quale presupposto e quindi ragion d’essere di ogni forma di governo. La consapevole rinuncia ai privilegi conseguiti con la sua posizione ed il suo ingegno ci dà la misura della sua statura morale e della sua forza intellettuale”.
Dopo la caduta del fascismo, nel 1944 il Comando Militare Alleato su proposta della Facoltà di Giurisprudenza e del Senato Accademico dell’Università di Napoli gli conferì il titolo di Professore Emerito, ma nel 1947 il Ministro dell’Educazione Nazionale On. De Ruggiero lo reintegrò nella cattedra universitaria a vita.
Nel 1946 fece parte di quegli illustri Padri della nostra Costituzione, per la sua grande moralità, alta preparazione professionale e come Costituente diede il suo contributo a stilare una delle costituzioni più democratiche, più civili del Mondo, perché tale è la nostra Costituzione!
Molto malato per le conseguenze della sua attività antifascista, Errico Presutti si spense il 25 luglio 1949, lasciando un grande vuoto nel mondo politico ed accademico, come risulta pure dal discorso commemorativo che il 26 Luglio 1949 pronunciò alla Camera l’On. La Rocca: “ ieri è morto Errico Presutti, si è spenta una grande luce di dottrina; si è smorzata una lampada di fede; si è inaridita per sempre una sorgente di energie, che pareva si rinnovassero di continuo, in una sorta di giovinezza spirituale, nella lotta per la conquista dell’ideale. Maestro di diritto, fu orgoglio delle università;…e senza dubbio, egli ha lasciato, nel campo della scienza giuridica, un’orma non facilmente cancellabile.”
Molte furono le opere da lui pubblicate, tra le quali si ricordano:”Per l’Autonomia Universitaria” A.F. Formiggini Editore in genova, 1912; “Introduzione alle Scienze Giuridiche e Istituzioni di Diritto pubblico” Campobasso, Società Tipografica Molisana 1926; “Il comune e gli altri enti locali amministrativi” 1982; “Principi fondamentali di scienza dell’amministrazione” 1903; “Istituzioni di diritto costituzionale, 1904; “Fra il Trigno e il Fortore: inchiesta sulle condizioni economiche delle popolazioni del circondario di larino” 1907.
La città di Campobasso, riconoscente, gli ha dedicato la via che dall’incrocio di via Benedetto Croce va ad incrociare Via Eugenio Cirese, al quartiere CEP.
 
Tommaso Mosca
 
Tommaso Mosca, nacque a Capracotta il 5 maggio 1859 seguì gli studi giuridici a Napoli, dove , nel 1882, si laureò in Giurisprudenza.
Concorse subito per entrare nella magistratura; vinse il concorso e fu nominato Pretore. Assunse il suo primo incarico presso l’Ufficio di Carovilli. Dopo un breve periodo fu trasferito nella più importante sede di Milano, dove si distinse per impegno e professionalità. Promosso nel 1891 venne trasferito a Roma, presso il tribunale. L’anno successivo venne promosso Consigliere di cassazione e svolse la sua attività presso la Corte capitolina.
Nel 1917 ricoprì la carica di Primo Presidente della Corte d’Appello di Puglia e nel 1922 fu nominato Procuratore generale della Corte di Cassazione.
Amico di Emanuele Gianturco, più volte ministro del regno, fu chiamato a ricoprire l’incarico di Capo di Gabinetto quando il Gianturco fu Ministro di Grazia e Giustizia.
Insigne studioso, fece parte di numerose commissioni di studio e pubblicò le seguenti opere: “Nuovi studi e Nuove Dottrine sulla colpa” (1896) e “Della intangibilità sostanziale e permanente della legge sulle Guarantigie” (1915). Come magistrato emise sentenze che fecero dottrina fino a pochi anni addietro.
Nel 1909 fu eletto Deputato al Parlamento, nel collegio di Agnone. Accusato ingiustamente di corruzione per la costruzione del Palazzo di Giustizia, si dimise; dall’inchiesta parlamentare seguita risultò innocente e fu nuovamente rieletto nelle elezioni suppletive del 1913.
Ritiratosi dalla politica, rimase a Roma dove aprì un apprezzatissimo studio legale. Nel medesimo tempo diede grande contributo ai problemi della giustizia, grazie alla sua grande preparazione e cultura, avendo lasciato una gran mole di sentenze che ancor oggi fanno dottrina.
Nel 1927, il 24 marzo si spense a Roma lasciando un gran vuoto nei suoi collaboratori e nella cittadinanza capracottese che tanto lo stimava.
La città di Campobasso gli ha dedicato la strada parallela a Via Capriglione, traverse di Via XXIV Maggio, sede della CGIL.
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