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IL SEGRETO DI SARA e altri racconti       
di UGO D’UGO
Recensione di Nicolino De Rubertis
 
Attraverso i fatti raccontati da Ugo D’Ugo nel libro “Il segreto di Sara”, pubblicato dalla “Goliardica Editrice” di Trieste, possiamo, come scrive l’Autore, riconoscerci anche noi. I racconti autobiografici, reali o inventati, tutti ambientati nel Molise, rivelano il profondo amore di Ugo per la sua terra.
Sono in tutto quattordici e la loro varietà ritrova una sua unità nella fine sensibilità di Ugo, nella sua cultura che non si ferma alle apparenze, ma sa cogliere i diversi stati d’animo della gente del passato che egli vuole tramandare ai giovani perché sappiano chi sono e da dove vengono.
Attraverso i personaggi da cui egli trae ispirazione, Ugo rivive l’immagine dei giorni dell’adolescenza e della gioventù, i sentimenti e le fantasticherie, motivi che prendono forma in una meravigliosa trasposizione della realtà che porta il lettore ad una disincantata riflessione.
Sara, ebrea, è vittima delle leggi razziali e della guerra. Per sfuggire alla deportazione nei lager nazisti, dopo l’armistizio badogliano abbandona Roma e si rifugia in un paese del Molise, nella masseria di zio Angelo.
Con la luna di aprile del 1944 nasce Samuele che la madre non registra all’anagrafe, né fa battezzare per tenere segreta la sua origine ebrea.
Le disavventure di Sara (la morte nei campi di sterminio del padre, del fratello, dello zio, del fidanzato, la sua grave malattia) e quelle affrontate dal figlio per regolarizzare la sua posizione anagrafica muovono un senso di orrore e di turbamento profondo. La persecuzione razziale e lo sterminio degli ebrei sono atti inauditi, di inciviltà e di barbarie, che hanno cancellato ogni pensiero generoso, ogni nobile sentimento che in nessun altro periodo storico si sono avuti.
La dignità umana e il coraggio con cui i deportati hanno saputo affrontare l’orrore siano d’esempio ai giovani perché capiscano il costo e il valore della libertà.
Altro dramma della guerra, ma anche del “destino”, è quello di “Gramegna” che, tornato a casa dalla prigionia in India, trova che la moglie si era legata ad un altro uomo. Fugge, disperato, vive da accattone fino alla morte che lo coglie la notte di Natale….
L’importanza dell’istruzione e della scuola è per Ugo fondamentale.
Ne “I gemelli e la strega di Colledanchise”, l’ignoranza di una contadina, che credeva nel malocchio e negli incantesimi, è causa della morte dei suoi gemelli…
I tanti problemi della società reclamano una scuola d’avanguardia con docenti capaci di capire la personalità degli alunni, di rimuovere gli ostacoli sociali e scolastici, di programmare l’azione educativa e didattica “en equipe”, di giudicare collegialmente, eliminando i “solisti”! Di docenti non sempre all’altezza del proprio compito ci sono sempre stati e ci sono. Il “Professoriello”, però, credo sia un caso estremo.
Nel suo racconto Ugo parla della grande baraonda che succedeva durante le sue lezioni, condanna il professore, ma ancora più e giustamente, “l’oca”, la professoressa che si atteggiava “in grande” e con lei gli organi collegiali che avallarono, per solidarietà ad un docente inesperto e incapace, la bocciatura degli alunni della classe, tranne due.
Un ruolo importante nei racconti di Ugo hanno le figure femminili.
Zazà, “una ragazzetta dagli occhi neri bellissimi”, tutta pepe, che “portava in giro, felice, i suoi sedici anni e si lasciava seguire da frotte di ragazzi”…
Nina, ”un’altra fanciulla dal sorriso di rosa e i riccioli d’oro”, tutta chiesa e casa…..
Lisa, la bella cameriera bionda dai “seni appena fiorenti che sprigionavano una sensualità irresistibile” che, schiava di un amore non ricambiato dal figlio della padrona, sa riscattarsi: studia, consegue un diploma e vince un concorso.
Tra le figure maschili spicca quella di Giovanni, giovane aitante che ha molta fortuna con le donne. In una società dov’era ammesso “il delitto d’onore” Ugo teme che Giovanni possa fare la fine dello studente di Lunaria che, sorpreso dal marito dell’amante scavalca il balcone e nel precipitare finisce sui fili della luce elettrica e muore fulminato.
La “Trebbiatura” contiene momenti lieti e tristi della vita contadina: l’antica trebbiatura sull’aia, il canto dei mietitori, il profumo delizioso delle salsicce, la “crivellatura”, i balli la sera sull’aia, i sogni dei giovani davano gioia e felicità. Il progresso, visto con diffidenza dalla mentalità paesana, porta spesso lutti, come è capitato ai tre contadini fulminati da una scarica elettrica dopo l’urto della barra della trebbiatrice, su cui si trovavano, con il filo della linea di alta tensione.
“Un’ora di paradiso” e “Il profumo del Santo” sono racconti autobiografici.
Nel primo Ugo parla “del suo viaggio di andata e ritorno nel mondo dell’Aldilà” dopo aver ricevuto il Sacramento dell’Estrema Unzione; nel secondo sente la necessità di lasciare agli altri “lui credente a rate, scettico fino all’esasperazione, critico impudico sui misteri della fede” una testimonianza del dono ricevuto da Padre Pio.
“Curiosità assassina”, infine, di sapore boccaccesco, racconta il pellegrinaggio a San Michele, la sosta nelle taverne, l’ingenuità di Salvatore che riferisce alla moglie la storia del divorzio di un artigiano, abbandonato dalla giovane sposa perché aveva un fallo troppo grosso…L’anno dopo in pellegrinaggio ci va la moglie. Spinta dalla curiosità e dal desiderio di provare nuove emozioni, la donna rintraccia il fabbro e fa l’amore con lui! L’anno successivo Salvatore scopre l’infedeltà di Giovanna e la uccide.
I racconti interpretano le usanze, le credenze, le passioni del passato, raccolgono le esperienze di vita, le gioie, le sventure, le reazioni dei vari personaggi e rivelano la libertà da pregiudizi, scrupoli e riserve di Ugo, ma soprattutto la sua grande umanità.
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