I pesi e le misure di Vincelli

  I pesi e misure antiche in Molise in una pubblicazione di Antonio Vincelli

L’uomo, da sempre, ha sentito la necessità di confrontarsi, cercando di stabilire rapporti con gli altri esseri, sia della stessa specie, sia delle altre e sia confrontando le varie specie e cose tra loro.
Penso che primi raffronti li abbia avuto confrontando le parti del proprio corpo con quelle dei suoi simili, della sua compagna, per esempio; oppure, tra animali, tra alberi.
Comunque già da oltre settemila anni conosceva il modo di pesare e misurare gli oggetti.
Man mano che le sue conoscenze e il modo di stare insieme si svilupparono, sentì sempre più l’esigenza di stabilire regole condivise per la misurazione delle cose.
Già nel 2900 a.C. i Sumeri e gli Egiziani adottarono il “ cubito “ per le lunghezze lineari ( pari alla lunghezza che va dalla piegatura del gomito alla estremità del dito medio, circa 45 cm.odierni ) e il “grano” per i pesi.
Solo un po’ più tardi stabilirono i multipli e i sottomultipli di dette misure: palmi, pollici, piedi per le lunghezze e siclo ( che divenne una moneta per gli Ebrei), mina o minu per i pesi, quest’ultima, secondo fonti greche, equivaleva circa 324 gr. odierni.
Nell’antica Roma si usava uno strumento per la misura delle granaglie, il “ modius”: un contenitore di legno ( come un barilotto) unito nella sua circonferenza da una croce di ferro che ne teneva fermi i bordi, in modo da garantirne la stabilità. Un “modius “ conteneva circa Kg. 6,5 di grano o altre granaglie. E’ curioso pure sapere che un moggio, così come venne chiamato in seguito, di grano nel 135 d.C. costava 3 sesterzi ( circa 6 euro attuali!) e che lo stesso a causa delle varie svalutazioni , due sec. dopo, costava 240 sesterzi!! Come si può notare le crisi economiche sono vecchie quanto il mondo!
Chiaramente in seguito sorsero tutta una lunga serie di sistemi di misura, che, variavano di valore da paese a paese. Quindi le Società che andavano costituendosi cercarono di stabilire per legge le varie unità di misura a cui riferirsi, come già abbiamo detto per l’Impero Romano che assunse il “modius” o moggio, che fu adottato anche come unità di misura di lunghezza, mentre per le superfici adottò l‘accro o “ actus quadratus”, le quali misure avevano tutta una serie di multipli e sottomultipli quali, ad esempio, il piede “ pes “, che è quasi equivalente all’attuale piede inglese.
Questi sistemi tuttavia, creavano confusione poiché differivano di valore da luogo a luogo, creando problemi per i calcoli.
Dobbiamo arrivare al 1799, in Italia, per avere un sistema di valutazione più uniforme che stabilisse i vari rapporti tra le misure locali ed un Sistema Metrico. A tutto questo provvide Napoleone, Imperatore dei Francesi e Re d’Italia, che con proprio Decreto istituiva l’introduzione del Sistema Metrico anche se differiva da quello attuale. Per chi voglia saperne di più di questo sistema e delle varie tavole di indici di trasformazione delle misure antiche al sistema metrico può consultare il “ Trattato Tecnico pratico dell’Arte di Edificare “ del Prof. Giovanni Rondelet, nella 1^ edizione italiana alla 6^ ediz. Originale del 1799, uscita a Mantova nel 1834, Libro X°. Il prof. Rondelet ebbe incarico di fissare i coefficienti di raffronto e fu il vero suggeritore del sistema metrico stesso “ per dare uno strumento omogeneo “ ai tecnici ( ingegneri, architetti, estimatori ), che trovavano oggettive difficoltà nel redigere i computi metrici di stima dei lavori. Tra le varie tabelle si trovano le prime stime per il calcolo della mercede per le varie categorie di lavoratori dell’edilizia.
Il Prof. Rondelet fu pure il promotore per l’istituzione del primo Politecnico che fu istituito con decreto di Napoleone il 28.9.1794 ( 7 vendemmiao del 3° anno) con inizio delle lezioni al 1° dicembre 1794 (10 frimaio ).
Nel 1861, con la promulgazione della legge 28 Luglio il sistema metrico decimale (SMD) venne finalmente introdotto e diventò materia di studio nelle scuole.
Con l’introdizione di questo sistema, pur restando in uso, nei vari comuni le vecchie misure agrarie, come il moggio o il tomolo, o la pertica, o l’accro, o la salma e il barile, furono rapportate al SMD.
Però, tutti gli atti del Catasto Onciario restavano espressi in misure antiche. Questo cessò solo nel 1939, quando fu istituito il Nuovo Catasto Italiano che riportò in tutte le certificazioni e mappe le estensioni con il SMD (sistema metrico decimale), cioè specificando gli ettari, le are e le centiare.
E a questo proposito devo dire che l’Ing. Antonio Vincelli ha fatto un bel lavoro, veramente interessante ed utile con la pubblicazione del volumetto “ Unità di Pesi e Misure Agrarie “ ( in uso nei paesi del Molise prima del 28 Luglio 1861), nel qual volume il Vincelli ha ragguagliato tutte le misure locali al SMD e con la sua diffusione ha dato a tutti i cittadini la possibilità di essere continuamente informati circa le differenze di estensione delle superfici terriere in qualsiasi paese si trovino. Con questo lavoro, inoltre Vincelli ci chiarisce l’idea di “ giornata di terreno”, di “ catena di terreno a pascolo” , del “ passo “ e, infine, ci fornisce delle tavole di confronto e di raggruppamento dei comuni molisani che hanno la stessa misura agraria, identica per estensione.
Questo lo trovo utile, giacchè qui in Molise, è ancora molto radicato l’uso di indicare la superficie agraria in tomoli o versure, mezzetti o passi.
Vorrei ricordare che il metro è stato definito come la 40milionesima parte del Meridiano terrestre passante per Parigi; successivamente, come la 40milionesima parte del doppio della distanza tra l’Equatore e il Polo Nord calcolata sul meridiano passante per Parigi; poi,( a causa della imperfezione della forma sferica della terra ), come la distanza tra due linee sottili parallele incise su una sbarra di platino-iridio ( campione depositato all’Archivio internazionale dei Pesi e Misure di Sèvres ) ed è circa 2 decimi di millimetro più corto del metro teorico calcolato.
Infine, nel 1983 è stato definito, il metro, come “la distanza teorica percorsa dalla luce nel vuoto nell’intervallo di tempo di 1/299.792.458 secondi.
Per ultimo, devo dire grazie all’Ing. Vincelli per avermi dato l’occasione di ricordare queste cose e per avermi riportato a un mondo che continua a vivere nell’animo di tante persone e nel mio piccolo cuore.
 
Ugo D’Ugo
9 gennaio 2009 

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